Lì per lì m’era pure presa un po’ male a pensare che c’era il turno infrasettimanale. Sì, perché dopo la vittoria in un derby ci deve essere il tempo di far gustare fino in fondo l’amaro calice dello sfottò. Ma un bicchiere di buon Parolo mi ha ubriacato e da un ipotetico meno 13 si è saliti a un meno 4… si dice che chi si accontenta… chi si accontenta si trova di fronte la Juve.
Già. Le prime sei del campionato si incontrano tra di loro e d’improvviso il sabato sera, il pranzo e la sera di domenica diventano appuntamenti quasi romantici, o per lo meno emozionanti.
Ci si domanda a cosa serva la domenica alle 15. L’orario più tradizionale sarà l’orario della pennichella, un momento per riposare si dovrà pur trovare in un probabile quanto inusuale week end a Roma.
E per il resto? Per il resto si crede nelle donne, si sorride alle donne, che fanno vincere l’Italia tra lo stupore dei giornali. Che sguazzino in piscina, impugnino spade, volteggino racchette, sono sempre signore. E mi ritrovo a sognare un mondo in cui la vittoria delle donne non sia più additata come la vittoria delle donne. Una vittoria di persone. Un mondo così, in Italia, non è possibile. Donna che vince, donna che lavora, donna che ha sulle spalle la famiglia, donna che si sacrifica. Insomma, donna. Chi nasce con il fiocco rosa sa che crescerà con l’handicap di dover dimostrare d’essere valida. Chi nasce col fiocco azzurro non deve dimostrare nulla.
E io, io non ci sto.
Anna Eva Laertici
Come le ciambelle non riescono tutte col buco, dico solo che ci sono fiocchi azzurri e fiocchi azzurri. Per me la vittoria rosa è solo la vittoria e se mi chiedessero quale sportivo mi piacerebbe essere, giuro (e non solo da qualche giorno) risponderei Valentina Vezzali.
lp/Gpg