Amanda, oltre il processo di Perugia

Non ho seguito molto il processo di Perugia, anzi, confesso che ogni volta che ci hanno falcidiato gli zebedei in questi anni ho scientemente cambiato canale, piuttosto infastidito.

Però, non sono riuscito a resistere al glamour della sentenza…

Premesso che non mi sento di giudicare la decisione della Corte, mi balza agli occhi che ribaltare in appello a distanza di pochi anni una condanna per omicidio significa che  o è palesemente sbagliata o qualcuno prima ha lavorato male…

Questo ha dato naturalmente adito ai nemici storici della magistratura di sottolineare la sua incompetenza strumentalizzando politicamente la faccenda. E così, nell’Italietta alle prese con problemi di poco conto, tipo una disoccupazione giovanile acuta e un debito pubblico imbarazzante con rischio default, è tornata alla ribalta la questione intercettazioni…

Certo, l’Italia non brilla per libertà d’informazione (e lo dicono i rapporti internazionali sulla libertà di stampa) però la censura sulla piazza perugina rumoreggiante all’annuncio dell’assoluzione non fa fare una bella figura neanche agli ultra liberali media americani, da tempo schierati compatti per la non colpevolezza della connazionale.

Poi, se proprio vogliamo comparare il sistema giudiziario di casa nostra con quello a stelle e strisce, bisogna far presente che da noi è possibile che la difesa possa presentare nuove prove in appello (altrimenti Amanda e Raffaele sarebbero marciti in gattabuia) e negli States no.

Infine, è meglio lasciare due criminali a piede libero o qualche innocente bruciare sulla sedia elettrica???

Andrea Skandiz

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