Rosa Rossi si fa chiamare Rossana.
Ha un nome cacofonico ed io fossi in lei denuncerei i miei genitori.
Rossana Rossi in realtà si chiama Rosa, e a pensarci bene è brutto pure l’accostamento di colori.
Rosa Rossi, a dispetto della scelta estetica sgargiante dei suoi nomi, è una personcina discreta, modesta, mai appariscente.
Però Rosa Rossi è strana in questo periodo, e non riesce a staccarsi da due considerazioni che le hanno fatto passare il weekend con una tazza di tè in mano e un punto interrogativo sulla testa.
La prima considerazione è amara, ma Rosa Rossi è amaruccia già di suo, figuriamoci in autunno, quando iniziano i primi freddi. E poi chiamatela Rossana, lo sapete che ci tiene.
La prima considerazione, dicevo, è amara e pure filosofica: si può pretendere rispetto per sé, si può pretendere amore – addirittura, sì, fanculo, usiamo un termine inflazionato e povero e ricco al tempo stesso, amore, – si può pretendere tutto questo se non siamo in grado di rispettarci ed amarci già per conto nostro?
Se non diamo agli altri l’idea di amare e rispettare noi stessi, che messaggio passa? Non è forse scontato, banale, per gli altri, pensare che quella persona non merita né rispetto né amore?
Insomma, è amara Rossana Rossi, ma d’altra parte non si chiama nemmeno così. E’ amara ed ha un nome del cazzo.
La seconda considerazione è proprio un interrogativo duro e puro. Di quelli che non hanno risposta o ce ne hanno duemila. Anzi, ognuno ha la sua interpretazione e vedrai che minchiate che escono a chiedere in giro.
La seconda considerazione di Rossana – in realtà Rosa – Rossi ha una doverosa premessa. E’ vero che ormai si incontrano adulti, nella vita. Non si è più ragazzi, non si frequentano più giovani. Ma attorno vede adulti con esperienze già compiute, caratteri già ben delineati. E, soprattutto, già bruciati. Già feriti. Con dolori già affrontati e certe volte non troppo superati. Ma tutto questo, e qui parte il suo interrogativo, serve a giustificare un inizio di storia frenato? Cioè, se due persone si sono scelte, perché rallentare, temere, impanicarsi? Anzi, la coscienza del fatto che comunque ci si può far male, e si sopravvive lo stesso, non dovrebbe essere uno stimolo a lanciarsi?
Quanti pensieri per Rosa Rossi.
Rossana, anzi, e ora va pure all’anagrafe perché s’è proprio stufata.
Anna Eva Laertici
ora vado su fb e chiedo l’amicizia a rosa rossi. o devo cercarla come rossana? che poi non s’è mai vista, una rossana amara.
grazie AEL, da un’altra che ha il nome strano.
Grandissima Stesa! Le Rossane sono dolci, ma certe volte stuccano.
Allora non è meglio essere amare?
Bacio,
AEL
con aggiunta di abbraccio
Simone
Simo, hai preso proprio la canzone (poesia) giusta.
“Se penso a come ho speso male il mio tempo
che non tornerà, non ritornerà più.”
Ecco, ora sono nel panico e c’ho pure la lacrimuccia.
“La stagione dell’amore viene e va,
all’improvviso senza accorgerti, la vivrai, ti sorprenderà.”
Sì, ma non starei meglio se vivessi come un’eremita?
Però grazie per l’abbraccio… è che, porca paletta, so’ ‘na frana.
AEL
come canta Francuzzo mio, la solitudine è un’isola benedetta… a piccole dosi.. quindi sì all’eremita, di tanto in tanto però. Chi spende male il suo tempo, per me, è ad esempio chi si fa troppe domande o, nel presente – qualsiasi presente -, ci mette un po’ troppo passato – qualsiasi passato – .
baci
simone