Pensiero del giorno (non profondo, né significativo, né filosofico). Un pensiero che io definisco ‘da motorino’, di quelli che mi vengono in mente mentre mi muovo nel traffico di Roma.
Allora, io ho un nome lungo.
Addirittura composto da due parti.
Tutti, però, mi chiamano con diminuitivi, vezzeggiativi, nomignoli, soprannomi, nick name.
C’è l’amico esterofilo che ti apostrofa in altre lingue; c’è il vecchio soprannome di cui si sono perse le tracce nella preistoria, coniato dalla cugina, divenuto il vessillo degli amici; c’è quello familiare-tenero; c’è quello amoroso-pucci pucci-smelenso; c’è quello istintivo per i concittadini romani.
In soli due contesti ho sentito il mio nome pronunciato nella sua completezza:
- da chi voleva sedurmi.
Anna Evaaaa… lentamente, sospirato, voce bassa. Io divenivo emozionata, rossa… e Anna Eva tutto per intero. - da chi voleva rimproverarmi.
In questo ricordo che l’apice fu raggiunto dalle professoresse del liceo. Lo sillabavano urlando. AN – NA E – VA!!!
Come a dire: “Che stai facendo?!??”
…
Fine del ‘pensiero da motorino’.
Ahò, il tragitto era breve.
Anna Eva Laertici