Le genti, si sa, sono tanti. E sono strani. Le genti sono facili da convincere e difficili da cambiare. Le genti sbagliano, ahimé, capita. Le genti mettono il broncio. Le genti si amano, molto, per carità. Le genti tirano indietro. Le genti dicono la verità nella misura in cui è possibile, a volte. Le genti la pensano così, le genti dicono, parlottano nei corridoi, fumano l’erba del vicino che, quasi sempre, è più verde. Le genti si scocciano e ti scacciano, ma col sorriso sornione.
Le genti s’accordano, smucinano, smazzano, spartiscono. Le genti sono ruvide. Le genti lo sapevano, e te l’avevano pure detto. O, almeno, te l’avrebbero detto, avessero potuto. Le genti sai oggi va così, le genti ma figurati, le genti ora vedi, le genti si commuovono, si abbracciano, si minacciano, se lo promettono, scioperano e poi revocano lo sciopero, scioperano sempre ma non riescono a scioperare, le genti.
Le genti si lagnano. Le genti hanno frainteso, non l’hanno valutata fino in fondo, s’attaccano al pretesto, riportano la voce. Si informano e non ce li freghi, le genti. Le genti maturano, le genti si allontanano, sminuiscono, si nascondono. Le genti preferiscono il silenzio, c’hanno un segreto in tasca, chiedono tempo, t’hanno sgamato. Le genti non se la dicono tutta, fanno buon viso, apprezzano, approvano, spostano, si sbottonano, si abbioccano, smoccolano. Scelgono. S’accodano
Simone
per la foto, https://www.researchitaly.it/persone/