Non perché abbia letto quasi tutti i romanzi di uno degli scrittori gialli più prolifici, ma come si fa a non voler bene al commissario Maigret; non per la birra bianca, quella dei monaci, l’unica che riesca a bere con gusto; né per la cioccolata ripiena, che ancora mi sogno il bonbon fondente con dentro mousse di fragola allo champagne che gustai nella Grand Place; non per il genio di Hazard, cui a ottobre la mia Roma – io c’ero – diede una lezione di calcio contro il suo Chelsea; non perché mi piaccia da impazzire il surrealismo di René Magritte; non per i puffi, con cui sono orgogliosamente cresciuta… e qualcuno si ricorderà una Anna Eva ventenne in versione puffetta a Carnevale, che lasciava tracce di blu su tutto il rinfresco della festa; non per le cozze con le patatine fritte che per carità non mi convincono per niente; non per la leggenda del nome di Anversa, scoperta lì mentre cercavo un po’ di Rubens in giro, e adesso andate su Wikipedia a cercarvela, che siete stati giorni senza il sito enciclopedico e ora siete in astinenza;
ma
proprio perché sto gufando con tutto il cuore la Francia, ecco, è per questo che tiferò Belgio.
Anna Eva Laertici