In principio la odiavo, perché era obbligatorio.
Sono ‘romana de Roma’, e faceva parte del gioco.
I derby tra grandi città esistono anche altrove (Madrid VS Barcellona; Parigi VS Marsiglia…).
Poi la odiai perché mi fece male.
Mi strappò quel po’ d’amore che m’era rimasto.
E così, in quei lunghi mesi passati all’ombra della Madonnina, capii che la odiavo anche perché pioveva sempre. E perché il cielo è grigio chiaro quand’è splendido.
La odiavo perché è Inter, Milan, Berlusconi e perché mi fa scordare che è anche Michele Serra, Dario Fo e Marco segnocontrolalazio Delvecchio.
La odiavo perché mi stava levando il respiro, le mie ore libere, la cura di me e della mia casa.
La odiavo perché la nebbia è infida e mi dà claustrofobia.
La odiavo perché persino il figliuol prodigo Manzoni scrisse in toscano, pur di non far sentire la provincialità di costoro, nascosta ancora oggi dall’arroganza e dagli accessori Dolce&Gabbana. Oh, anche noi siamo provinciali. Provincialissimi. Ma non ci spariamo le pose da grande centro di moda, pubblicità, affari e finanza. Siamo provinciali e ce magnamo la carbonara.
La odiavo perché hanno la bocca stretta quando parlano, da insinceri.
La odiavo perché giriamoci attorno quanto volete, ma – in confronto al resto delle città del Paese – è brutta.
Cavolo, c’ha un duomo stretto in una piazza troppo piccola per lui e poi pressoché il nulla. E non voglio parlare di Roma, ma di Firenze, di Palermo, di Venezia, di Napoli, di Bologna, di Perugia, di Lecce, di Verona…
La odiavo perché mi rendeva single, cioè in realtà non mi rendeva single. Mi rendeva sola. C’è un abisso, tra i due concetti. Ci sono single che non si sentono soli, o persone sole che non sono single. Nella differenza tra le due parole, si può nascondere il dolore.
Poi però l’ho provata a capire.
Poi però l’ho studiata.
Poi però li ho guardati bene, li ho ascoltati, li ho compresi.
Oggi, cugini del nord, sono concentrata su di voi.
Dateci uno schiaffo. Svegliate l’Italia.
Oggi sono milanese. E prego.
Anna Eva Laertici