Intendevi essere grave oggi, ragionare di colpa e di elaborazione del passato, individuali e collettive.
Oppure di corpo, comune pudore, pubblica oscenità.
Ma se ricapita lo fai.
Invece quindici gradi al di là del vetro, undici di minima la notte,
(umiliata a poche ore da un sole che sorge alle 4.49 – a sua volta incoraggiato da un paese che ignora l’uso delle tapparelle e del bidet)
pioggia testarda che ti entra nell’anima.
E allora nella migliore tradizione, signora mia, Annarella, parliamo del tempo.
Oscuri inverni di gelo, bui, nevosi, nervosi e ghiacciati ti stanno molto bene. È l’estatenonestate che non funziona.
L’estate, per un uomo del meriggio come te, è canicola che acceca, spietata e definitiva, andare nel sole che abbaglia, cicale assatanate, notti bianche di sudore, meriggiare pallido e assorto. Non è questa francamente patetica imitazione nordica, e mal riuscita, di un autunno romano. Che ti fa però, con triste meraviglia, lo stesso sentire com’è tutta la vita e il suo travaglio.
Tommaso
Dostoevskij, Montale, Tommaso.
Mi piace.
Anna Eva