trecce

tracciami la distanza emotiva tra chi aspetta, muso catatonico, l’estrazione istantanea del 10elotto e una sveltina consumata tra il bagno e il corridoio

raccontami del Peloponneso e di questa Grecia stanca, povera e magnifica che non ti stufi di scoprire 30 giorni l’anno. Mi aggiorni via sms “ancora siamo in mare! Non so se proseguiamo verso Samo – Epicuro, Aristarco, etc – oppure verso Cicladi occidentali, Milos, Serifos. Al ritorno ci fermiamo a Micene e Corinto. Dove ci porta il vento”

spiegami cos’e’ fino in fondo il sapore della tradizione che leggo all’ingresso del norcino e poi scanniamola insieme, ‘sta tradizione

Illustrami di nuovo, ti prego, il concetto di adattamento e dimmi che e’ lontano da un paraculo

E poi dimmi, ancora e ancora, che e’ bello davvero un di quei tuoi non mi va, non ho voglia, forse e’ meglio cosi’, boh poi vedemo

Come sono vivi questi tuoi anni, la moto da cross, la 124 di nonno Carmine che perdeve benzina sui tornanti della Sila, le sigarette finte e il tabacco di tuo padre

A me un goccio di chardonnay del casale, un poco barricato, a te questo pezzo di giornale, assieme un tresette col morto, poi un sonetto col rutto e una pisciata al canile abbandonato.

Fammi sapere di queste mani che sanno di biscotto scozzese, di inchiostro rubato alle pagine di
Gente e di alici fritte

Brindiamo su una mezza rovesciata tonno e fagioli, che azzera ogni illazione tattica

Ma si’ dai, vada davvero come vada o non vada affatto. Io sto qui, ho in mano un taglia unghie per mani e piedi curati e la calce bianca della stanza sa di leggerezza.

 

Simone

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