C’è gente che ci si lancerebbe dal settimo piano pur di dirti una cattiveria.
Li vedi proprio. Ci godono.
Hanno l’occhio che scintilla, inzia ad incurvarsi un lato della bocca, caricano il pensiero bastardo e… sbam! Partita! Ecco sparata la cattiveria verso di te.
Non ce n’era alcun bisogno; è evidente che non è il loro giorno migliore; hanno bisogno di sfogare i propri istinti repressi verso un qualcuno che casualmente passa di lì, o che sorrideva troppo e quindi andava punito.
Ecco la cattiveria gratuita, cui puoi reagire – a secondo del tuo umore e della persona che te l’ha lanciata – con una serena scrollata di spalle da inscalfibile essere superiore oppure incassando dolorosamente il colpo, che scenderà nelle viscere e resterà incastrato, pronto a riaffiorare quando meno te lo aspetti.
Oggi io ho reagito nel primo modo: ho guardato la persona con occhio a mezzasta da passante distratto, ho umiliato con un mezzo sorriso la frase sparata a folle velocità verso il mio cuore, ed ho disintegrato con alzata di spalle la testa di minchia che già gioiva.
Oggi è andata così.
Avrebbe senso dire ora una frase da film: “Anna Eva non dimentica”.
E invece, l’unica e sola verità è che mi fai pena.
E ti ho già dimenticato, perché non sei nessuno.
Anna Eva Laertici
In realtà, oltre alla serena scrollata di spalle, o all’incasso doloroso, ci sarebbe sempre la terza possibilità: un uppercut al mento. Che avrebbe comunque il suo perché.
Perché non avevo mai pensato a questa terza opzione? Perché?!??
Da oggi sarà la mia scelta preferita.
Uppercut al mento.
Grazie, Tommaso. Hai colmato una lacuna.
AEL