sono venuti a far visita alla mia memoria così, senza preavviso: tupperware e weight watchers
li abbino distintamente ad un’età, l’infanzia, a un personaggio, mia madre, a un luogo prevalente, il salotto di casa.
IL TUPPERWEAR
o del contenitore di plastica, ermetico, facile da portare, colorato, conserva freschi e “originali” i sapori della tua cucina. Alcuni pomeriggi il salotto di casa si riempiva di api operose, mia madre+le amiche+mia nonna+altre manifestazoni di femminile operosità. Si consumava – credo accada anche oggi – il “tupperwear party”. Chi aveva provato, organizzava una piccola esposizione. Obiettivo, rendere la comunità – in crescita – edotta dei piaceri della conservazione e della pratica trasportabilità dei cibi.
Dopo qualche anno, orientativamete il 18 per cento dello spazio di casa era occupato da queste prodigiose scatole. Solo con la maturità e la vita autonoma sono riuscito ad affrancarmi.
WEIGHT WATCHERS
Signori dimagriamo!, all’americana. Metodologie, approcci, prodotti. Tantissimi prodotti. Ricordo un latte che di tanto in tanto ingollavo per curiosità e poi lui, il mio preferito, il budino al cioccolato che budina ma non appesantisce, un dessert assai interessante che costringevo la mia genitrice a condividere. Tra le tante diete sperimentate e abbandonate nella mia famiglia, quella dei ‘guardiani del peso’ è stata sicuramente tra le più strutturate e pervasive.
per la foto, tiresias.org