Io odio i film americani

No, non è vero. Sono una fan accanita di film made in USA sia di qualità, grandi autori, etc. sia delle tavanate pazzesche, le superboiate ricche di travolgenti avventure.

Però.

Però gli infami sceneggiatori americani mi hanno sempre illuso. Mi hanno fatto credere che alcune situazioni fossero possibili nella realtà.

  1. Le donne vomitano solo quando sono incinte.

Oh, c’avete fatto caso? Non esistono le donne col mal di stomaco. Scena tipo: lei scaracchia nella tazza del cesso (stamattina mi so’ svegliata raffinata, eh?), poi dice ‘oh mio Dio’. Scena subito dopo: lei ansimante, sudaticcia, con tutina d’ospedale addosso, gambe aperte e due ostetriche che le dicono ‘respira, spingi’.

Cioè, fatemi capire: in America non si vomita? Non ci sono indigestioni? Influenze gastrointestinali? Io per esempio ho dato di stomaco dopo l’anestesia che m’aveva fatto il dentista. Ovviamente, essendo cresciuta a pane&Hollywood, stavo già pensando al nome da dare al nascituro.

2. Non si fa mai male nessuno in maniera seria.

Super inseguimenti roboanti con le macchine (che invece si distruggono, infrangendosi, infiammandosi, spaccandosi in mille pezzi che saltano ovunque… ma soprattutto sul classico idrante del marciapiede che si rompe e zampilla in cielo ettolitri d’acqua al secondo), elicotteri che sparano tra un grattacielo all’altro, il nostro eroe che corre sotto in moto tra pallottole che lo sfiorano, auto contromano… Ma no. Nemmeno un graffio. Forse uno, superficiale, vicino al sopracciglio. D’un sexy mostruoso che ti mette voglia di baciarlo. E lo riceverà il bacio, sia ben chiaro, dalla fanciulla salvata dall’inseguimento-sparatoria-incendio-finedelmondo e che sarà rigorosamente adorante, grata nei confronti dell’eroe, ma anche truccata, acchittata e soprattutto depilata.

Questo per dire che io mi sono bucata un braccio andando in ufficio in motorino, mentre passavo vicino a un cespuglio di rose. Rigolo di sangue, dolore acuto. Mi sono trasformata in un mostro arrabbiato, bestemmiante e dolorante.

 3. L’idraulico, il postino, il vicino di casa. So’ bbòni.

Lei apre, discinta, al povero idraulico che le deve sistemare il lavabo (si noti il cambio di registro… non le deve ‘sturà er cesso’ o ‘sfonnà er sifone’) e vede lui. In tuta e occhi blu. Bellissimo. Fascinoso, irresistibile.

Rovinata da un’adolescenza di cinematografia statunitense, oggi ho accettato di andare a casa di mio fratello (che non c’è) per aprire la porta all’idraulico. Ci sono andata ammiccante, sorridente. Ehi, questa settimana si comincia bene. Ero pronta anche ad una serie di doppi sensi che lascio solo immaginare ai lettori.
No, la mia settimana non è cominciata bene. L’idraulico, persona squisita per altro, ha 65 anni, è curvo sul suo mestiere, le mani massacrate, sporche, le occhiaie di chi si alza all’alba da 50 anni di professione dura, di chi è abituato a rovistare nel grasso, nello sporco, infilandosi sotto i lavandini, dietro i water.

Io odio i film americani.

Anna Eva Laertici

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