parte prima, Prologo (divinità celtica oscura e abile, maestro di introduzioni e diverticoli)
“Era una notte buia e tempestosa là fuori ma a Lionzo non fotteva un granché, felice com’era dell’incontro acetisalicilico che aveva appena consumato al tavolo sei della locanda le “nebbie di Kafka”, noto rutto-bar, lounge/grange/solange disco-pub della bassa senese. Di fronte al mezzo litro inzuppato d’aspirina – cocente era infatti il suo stato febbrile – aveva sbattuto sguardo, omero e tramellino sul volto etereo, vitreo e scarabeo di Breside, principessa di Surum, piccolo principato limitrofo e un poco ipertrofico, in cerca d’amore e di poesia”.
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