Gli immigrati sono una risorsa preziosa e irrinunciabile del nostro Paese. Nel Nord-est produttivo e industriale, dove striscia un razzismo rozzo dettato ora dal pregiudizio ora dall’ignoranza, che poi contraddistinguono l’italiano medio, dall’uomo della strada all’intellettuale benpensante e, perché no, anche di sinistra.
Il concetto è chiaro e condivisibile. Tutto qui? Sembra di sì, la storia parte con le migliori premesse, la trama sembra interessante, ma poi si perde.
Come un lungo fraseggio a centrocampo con passaggi orizzontali che non arrivano mai nella porta avversaria. Bravi gli interpreti, da Abatantuono a José Angel, da Mastandrea al sempreterno Capitano… ma l’azione è sterile. Soprattutto nella seconda parte, si intravedono le potenzialità però la manovra è prevedibile e il film resta incompiuto. Gli stranieri spariscono e non riappaiono più, la società è al collasso e rischia la paralisi, tutti si ravvedono e recitano il mea culpa ripensando a come si stava meglio quando si stava peggio. E intanto annaspano tra le maglie avversarie trovando a fatica un goal inutile, che il pubblico apprezza più per stima che per convinzione.
Andrea Skandiz