Il merdone di Laura

Sul Profeta Blasfemo si apre una nuova rubrica.

Che, in nome della consueta classe che contraddistingue un po’ tutte le penne che qui si posano poetiche, si chiamerà ‘il merdone’.

Chi non ha mai fatto immani figure di sterco? I Profeti ne hanno compiute più d’una.
Personalmente, ci tengo a puntualizzare – con orgoglio – che sono campionessa mondiale di ‘lapsus freudiano’. Ne riesco ad imperlare anche quando la parola da dire è lontanissima da qualsiasi allusione sessuale. Il giorno in cui raccoglieranno le firme per rendere la gaffe una disciplina olimpica, beh, ricordatevi questo nome: Anna Eva Laertici, l’atleta vincente.
Comunque, bando alle ciance, siete tutti pregati di contribuire e inviare in redazione aneddoti imbarazzanti inerenti il tema.

Si comincia con la lettera inviataci da Laura, che qui ringraziamo.

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Caro Profeta Blasfemo,

mi chiamo Laura, sono una ragazza abbastanza timida, per cui sono in difficoltà nel raccontarti che alla fine è capitato anche a me: pestare il cosidetto ‘merdone’. Ho imperlato una grezza di proporzioni bibliche.

Ero in vacanza, all’estero, in un albergo d’extra-lusso. E’ sera tardi, mi chiama il mio amante. Esco dalla stanza in cui alloggiavo con un’amica, c’è tensione nell’aria. La telefonata è costosa, tra due diversi Paesi, e carica di passione. Chissà perché ma stasera ha deciso di dirmi frasi vietate ai minori. Appena ho risposto, ho sentito la sua voce ansimante impostare la chiamata su un tono e su un contenuto senza dubbio… da ‘adulti’.
Insomma, ebbra di vergogna, mi immergo nelle casette che componevano questa struttura fusa nel verde, piena di piscine, prati che scendevano fino in spiaggia. Io non parlo, non so che dire, ma ascolto porcate che farebbero arrossire pornostar e che dovrebbero vedermi protagonista… Mi inerpico per un giardinetto, è notte, provo a balbettare qualcosa, ma l’effetto è devastante, so’ scarsa, arrendiamoci, mi sudano le mani, mi vengono i rossi sulle guance tondi come quelli di Heidi, la lingua mi si allappa alla Silvio Muccino, aiuto, ora che gli rispondo e intanto ‘vorrei farti questo quest’altro e poi ancora così colì’ (eeeeh? e questo che roba è?)… fino a quando non sento: FFFFFFFFFF!
Improvvisi escono i paletti del sistema di irrigazione dei giardini. Erano nascosti dall’erba, si ergono e… SWRAAAAMMM! Parte il mega-getto d’acqua che mi inonda. Io ho indossato i jeans, li sento aderenti come pantacollant anni ’80, pesantissimi, mi fanno sentire le cosce come tronchi di rovere, cosce da Sebino Nela…

E sbotto a ridere.

A crepapelle.

Con una risarella – sana ed isterica nello stesso momento – identica a quella che avevo in classe durante le ore di latino, quando il compagno di banco prendeva in giro la prof.

Dall’altra parte il gelo. “Ehi, ma perché ridi?”. Certo, la mia reazione non aiuta la sua autostima, ma io non riesco a frenarmi.

Datti un contegno, Laura, mi dico. Ma guardo il giardino: sono equidistante da tutti i sentieri, sono nel bel mezzo. Un diluvio che mi colpisce dalla cintola in giù.

E rido di nuovo. Di cuore, con le lacrime agli occhi.

“Oh, ma che succede? La smetti di ridere? Che ho detto?” ora la sua voce è arrabbiata.

 

Caro Profeta Blasfemo,

attaccherà, stizzito. Seguirà – il giorno dopo – una mia telefonata di scuse e sconcezze riparatorie.

Quella risata di gusto, però, la conservo nelle orecchie per i giorni in cui la vita mi appare un bicchiere mezzo vuoto.

Laura

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Anna Eva Laertici

2 pensieri su “Il merdone di Laura

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