E’ ancora sottopelle, lento scala in superficie.
Come un tatuaggio, ma è mobile e non ricordo di averlo fatto. Sono due parole.
Sarebbe il quinto segno di inchiostro sul mio corpo, mi risolverebbe quindi anche il cruccio “cabalisitico” del numero pari.
Mi piace, anche se il messaggio è impegnativo, a suo modo definitivo, coraggioso (forse troppo?). E’ un limite, un passaggio, una demarcazione.
Un solco pieno d’amore, di voglia, di nuovo.
Due parole che vanno accettate o rifiutate, il rischio è alto.
Lo dico col sorriso e mentre lo dico accompagno le parole, che leggo sul mio corpo, con movimenti i più calmi e sereni che posso.
Non più.
Sono ancora sottopelle, ma lente scalano in superficie, due parole, come un tatuaggio. Non più