D’accordo, la patonza deve girare, se lo dice il primo ministro c’è da crederci.
Una domanda però mi affligge da tempo: come fanno attrici, cantanti e più in generale femmine dello showbiz ad andare in giro senza mutande?
È colpa dei vestiti ultra aderenti/fascianti/modellanti che la lingerie, volgarmente detta “elastico della mutanda”, segnerebbe troppo? Oppure si tratta semplicemente di dimenticanza per esseri così superiori da non pensare a inutili orpelli?
Fatto sta che il grado di popolarità è inversamente proporzionale all’uso dello slip. Quindi più ti conoscono, più ti smutandi. Lontani i tempi in cui un Verdone gnoccolone, testuale della sora Lella, scambiava “‘na sorca pe’ ‘n par de mutanne”. Oggi il minimo che può succederti è un fastidioso prurito intimo, che pare particolarmente diffuso, appunto, tra le signore/ine della pubblicità.
L’ultima in ordine di apparizione è la principessa Isabella “Sulpisello” Orsini, che sul red carpet del Roma Fiction Festival, ospitato dalle sacre parti di San Pietro, ha pensato bene di sfilare drappeggiando vezzosamente il suo bellissimo vestito in favore di telecamere e fotografi.
Senza mutande, con tutta la natura, come anche viene affettuosamente denominata, in bella vista.
Lo sguardo, a dire il vero un po’ vacuo, della nobile mentre mostra al mondo le vergogne la dice tutta: sangue blu quindi freddo quindi nessun problema con gli spifferi anche in zone impervie? Eppure chissà quanti altolignati avi si saranno rigirati nella tomba. Anche gli altolignati contemporanei, si suppone, non l’avranno presa benissimo, a cominciare da marito, il principe Edouard Lamoral de Ligne de La Trémoïlle, che avrà ascoltato da parte dei romanissimi intervenuti più di un commento sugli avi, suoi e della signora.
stesa
MERAVIGLIOSO!
Simone
Complimenti, Stesa.
Segno lo scandalo ipocrita che si è alzato di fronte ad un quadro geniale e brillante, allora, tanto per farvi capire i tempi in cui viviamo:
http://27esimaora.corriere.it/articolo/chi-ha-paura-dellorigine-del-mondo/
Anna Eva Laertici
troppo buoni, carillimi.
o tempora o mores, o per dirla meglio… che tristezza.
vi abbacio entrambidue.