Avvertenza: trattasi di conversazione rubata ad un tavolo della mensa. Una donna è stata mollata e i suoi commensali esprimono le proprie teorie. Il dibattito appare sconclusionato, perché è stato carpito a tratti, causa frastuono di piatti e risate. Non si cerchi la logica, ma la passione.
_______________________________________________
Commensale Numero_1: “Io ho una visione caccocentrica della vita.
Qualsiasi cosa accada, se continuo ogni mattina a fare la cacca, allora va bene.”
Lei: “Il suo problema è che io sto sopravvivendo. Lascio che le ore si dilatino in giorni, che il tempo sia fisso e non battano i secondi. Sento nella lunga pausa del tic-tac dell’orologio rotto il rumore del mio stomaco spezzato. Ma sto sopravvivendo.”
Commensale Numero_2: “Tu non sai come ti capisco… quando il mio ex mi lasciò, anche a me le ore parevano giorni. Ma giorni de merda!”
Commensale Numero_3: “Io invece ho una visione anellocentrica.
Dài retta a me, il prossimo che incontri, obbligalo al matrimonio. Subito. Se ti mette l’anello al dito, stai tranquilla: perché quando l’amore finirà – perché l’amore finisce, eh, ragazzi, smettiamola di dirci stronzate – sarete drasticamente stretti da un vincolo contrattuale, un avvocato troppo costoso da chiamare e il segno dell’abbronzatura di un anello che non si leva”.
Numero_2: “No, aspe’, lo sai, io pure ho una visione anellocentrica, ma al contrario.
Ogni volta che ho preso coscienza dell’ennesimo fallimento in amore, mi sono comprata una fedina. Giuro. Ho tante fedine d’argento, acciaio, oro bianco alle dita. Sono il simbolo di un amore che voglio non muoia mai: quello per me stessa. Ecco, io mi autofidanzo.”
Commensale Numero_4, il timido: “Io invece ho una visione del merito. Se le cose te le sudi, le apprezzi. La roba regalata dopo un po’ ti annoia.”
Numero_1: “Ammazza, me pari mi’ nonno. Che visione anticaaa!”
Numero_4: “Sì, sì, so’ tu’ nonno, ma è mejo la visione mia che la tua merdacentrica. Nun se po’ senti’. Riduci tutto ad una sensazione di liberazione fisica.”
Numero_1: “E te pare poco?”
Lei: “Io penso che la mia visione del mondo sia ancora più patetica. Perché salvaguarda la forma: se ti accanna, ma ti salva davanti agli altri, allora vuol dire che t’ha voluto bene sul serio. Se ti smerda pubblicamente, vuol dire che hai buttato il tuo tempo. Io la chiamo visione del rispetto. Che poi io ‘sta parola la adoro. E’ così poco usata al momento giusto. La senti, per strada o all’ufficio postale, solo nelle liti. “Portame rispetto, ah, ci’!”… Oppure la trovi scritta, anglofonizzata come tutto ormai, sulle maglie dei calciatori. Ma il rispetto è umano, è doveroso, è degno. Non lo sente più nessuno per nessuno, in questo mondo di egoisti.”
Numero_1: “Sì, Perdonami, tesò, ma tu al bagno ci vai? Almeno una volta al giorno, intendo.”
Lei: “Certo”
Numero_1: “E allora è tutto a posto. Sta’ tranquilla.”
Anna Eva Laertici