Capita, a volte, di essere invitati ad assistere a uno spettacolo, una performance d’arte, dicono, definita “varia” (o a-varia-ta), dove “respirare” musica, letteratura, poesia, comicità e pittura. Capita, sempre a volte, che, alla fine della serata, respirare (nel vero senso della parola) non sia più così allettante. Una galleria d’altri tempi si avvicenda sul palco. Ce n’è per tutti i gusti. Una, però, attira subito la mia attenzione, prima ancora di sapere che fa parte integrante dello show: del resto quei calzoncini giro culo non possono passare inosservati. Soprattutto in uno dei giorni più freddi di questa primavera anticipata e in un contesto in cui gli short c’entrano come la nutella con i cetriolini sotto aceto (non so se avete mai provato). Considerando, poi, che la suddetta signorina è più bassa di me (e ce ne vuole: 158 cm), l’effetto è quello di una bambola a cui si siano ristretti i vestiti. Una delle cose che odio di più al mondo, dopo l’illogicità, sono i preconcetti, quindi mi costringo a non etichettare l’attrice (?) in maniera negativa e di vedere all’opera questo talento. Delle “personalità” che si alternano sotto i riflettori riconosco solo due nomi, di cui uno appartenente a un comico piuttosto simpatico e incredibilmente famoso e uno a un letterato effettivamente bravo ma assolutamente fuori contesto (per fortuna!).
Sono lì che aspetto con ansia la performance della nuova stella del firmamento cinematografico italiano, quando una spia mi avvisa che si esibirà quasi per ultima. Ho il tempo di una sigaretta, l’ultima, come i condannati. Per fortuna accanto a me c’è una delle mie migliori amiche, l’attesa sarà meno dura. Quale sorpresa, trovare fuori dal locale, non troppo distante da noi, la novella Magnani in versione mignon! All’inizio non la noto, lo so sembra assurdo detto da me, ma, sprofondata in un divanetto da esterni e coperta da uno degli esseri più ambigui che abbia mai visto (completo e sciarpa a righine luccicose… sì, sì, luccicose) il quale chiaramente intende scoprire i segreti più nascosti della piccola matrioska da palcoscenico, è praticamente invisibile. A un certo punto delle risa attirano la mia attenzione: i famosi (?) si lamentano della scaletta della serata, dell’ambiente e delle persone. Arrivano addirittura a dire che preferirebbero morire piuttosto che trovarsi lì.
Poi, all’improvviso: “Darioooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo! Sul palco c’è Dario”. Le mie orecchie fischiano, i cani cominciano ad abbaiare, gli antifurti cantano: finalmente capisco quale frequenza possono raggiungere gli ultrasuoni… Seguo con trepidazione i movimenti della mia star per non perderla di vista: se si allontana la seguo, non posso farmi scivolare tra le dita il momento tanto atteso. Ma lei non si muove, anzi, con la sua voce zuccherina afferma: “Ma che ci siamo venuti a fare, noi mica siamo gente da cose del genere, questo è l’ultimo favore che faccio”. Non ho più dubbi, deve essere famosa, solo che io non ho la più pallida idea di chi sia. E, come me, circa altre cento persone… Finalmente, arriva il suo turno: nello sketch finge di essere una fan che vuole conoscere il suo mito, lo raggiunge e quando finalmente lo vede da vicino… lo prende a parolacce! Ora, cosa c’è di più ridicolo di una bambina un po’ cresciuta, vestita da vamp che sproloquia a più non posso? Così su due piedi, direi il nostro ex presidente del consiglio che fa le corna al summit dei ministri degli Esteri Ue. La citazione non è casuale. Non farò nomi, ma chi vuol intendere, intenda…
Gpg/Giorgia
Voglio i nomi
Simone