in un’altra vita

in un’altra vita ero una mansarda piena di spigoli e squarci luminosi, vista mare e ferrovia, col balcone carico di zucchine e gelsomini

in un’altra vita ero qualcosa che finisce in errimo

in un’altra vita ero un pannello stradale a messaggio variabile ‘prossima uscita lunghezza est’

in un’altra vita ero uno stadio erba e salsedine, amavo i tagli in area dell’attaccante esterno e la gestualità silenziosa di una sigaretta seduta in panchina

in un’altra vita ero un sanculotto matto per pane origano e mentuccia

in un’altra vita – ma anche in questa – lasciavo con piacere che gli altri si facessero impressioni di ogni genere su di me

in un’altra vita – ma anche in questa non scherzo – rompevo i coglioni. Ma, lo giuro, con passione e almeno mezzo chilo di idealismo

in un’altra vita addomesticavo palloni d’esterno e progettavo un’autostrada A24 altrettanto bella ma con qualche area di sosta in più, se non altro per pisciare

in vite precedenti sono stato quasi certamente un albero da frutto, un dialetto e una t-shirt

in una di queste ero, con buona approssimazione, un anarchico-statalista, a vocazione sostanzialmente comunarda

Simone

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