ROMA – Quell’estate del 1977 regalò a Renato Nicolini due figlie, lo stesso giorno. Era il 26 agosto: oggi, dopo 29 anni, una lo chiama ancora papà, l’altra è cresciuta e ha trovato altri padri, <ma è sempre un’erede di cui essere orgogliosi>.
L’altra “figlia” si chiama estate romana, ed è una creatura di Nicolini giovane assessore alla cultura nella giunta capitolina guidata da Argan.
<Diventai assessore esattamente trent’anni fa, l’8 agosto del 1976 e da subito le provai tutte per smuovere le acque. Avevo mille ricette, tutte le formule consigliate, dal decentramento alla partecipazione. Ero convinto che la periferia andasse legata al centro. E la prima cosa organizzata come assessore alla cultura, dopo tanto lavoro sul campo, andò buca: la Sala Borromini , dove doveva tenersi il convegno Musica e Circoscrizione prima e Cinema e Circoscrizione poi, restò desolatamente vuota. Per un attimo ho anche pensato che fosse colpa dei pochi manifesti in giro per la città, ma non poteva essere, perché io ero anche assessore alle affissioni!>
Insomma, un rodaggio pesante per chiunque, ma alla fine una riunione tra amici e colleghi aveva “partorito” l’idea.
<Da qualche mese ci giravamo intorno, con Bruno Restuccia e Enzo Fiorenza, presidente dell’Associazione italiana Cinema d’Essai. Avevamo già messo in atto alcune politiche per il cinema, come le proiezioni mattutine per le scuole e gli sconti per gli anziani, ma non bastava. Dalla noia di un’estate in città arrivò allora quest’idea di mettere un grande schermo a Caracalla, che poi diventò Massenzio>.
Un piccolo inconveniente aprì quella prima edizione nella Basilica sopra i Fori: era stato scelto “Carosello Napoletano”, ma fu proiettato “Senso” di Luchino Visconti.
<I film li prendevamo dalla Cineteca Nazionale, che pretendeva solo il pagamento della tessera, allora 100 lire. Per “Senso” arrivarono 1500 persone, mentre la maratona cinematografica di mezzanotte con “Il pianeta delle scimmie” ne raccolse ben 4000. Ricordo che arrivai tardi e trovai posto in una delle ultime file>.
Il merito di quella prima estate romana non si fermava al divertimento, ma fu soprattutto quello di far dimenticare alla città un periodo difficile, quegli anni di piombo che avevano appesantito l’aria di bombe e preoccupazione.
<Ho visto tra il pubblico di Massenzio famiglie tipicamente romane con la “cofana” di pasta accanto a una coppia di ragazzi con lo spinello in mano. Si incontravano Rome che non si sarebbero mai incontrate fuori da lì, o che si sarebbero sparate con molta facilità>.
Quanti cambiamenti da allora, soprattutto nel modo di vivere l’estate e Nicolini, che quest’anno la vive da protagonista (attore e autore di “Rivolta e rivoluzione” e “Le statue movibili”, in scena in diversi luoghi dell’estate romana), ne osserva l’evoluzione.
<È una cosa piccola che è cresciuta, e se potessi parlarle le darei qualche consiglio. Intanto i prezzi dei biglietti, anche se Roma è una città molto più ricca rispetto al 1977. E poi per crescere di qualità occorre catturare un pubblico nuovo. Penso a manifestazioni come “Racconti nel parco” all’Alessandrino, con Ascanio Celestini e 4000 persone a vederlo. Oggi il centro si è “centrificato”, ci stanno solo i turisti: e proprio per questo bisognerebbe puntare sui luoghi belli della periferia, ma che sono isolati>.
Quelle prime estati romane, a parte Massenzio, contavano il Circo in piazza e il Festival dei Poeti, oltre a un TeverExpò organizzato da privati, <che volevano i Mercati di Traiano, ma gli ho detto: che andassero sul Tevere! E lì sono rimasti per più di 20 anni>.
E pensare che, tra i pochi ospiti dell’epoca, c’era anche un certo Roberto Benigni…
Sei anni fa, giusti giusti
Corriere dello Sport, rubrica Romagiovani. Intervisto Renato Nicolini, per il compleanno numero 30 dell’estate romana. Per inciso, avrei compiuto anch’io 30 anni un mese dopo.
tanto
simone
Bello! che nostalgia.