Quante gocce di rugiada intorno a me

Le prime impressioni, a settembre, sono pennellate di Van Gogh e petits points di Seurat.

Nel ridipingere la mia estate, tratteggio la rivoluzione che internet ha apportato ai miei viaggi. Quando non c’era, o non era così fruibile da ogni angolo del pianeta, era tutto un piacevole e drammatico perdersi per strade; non si sapeva, la mattina, se avremmo trovato un albergo nella città dove si arrivava in serata. Oggi è un “tutto si conosce”. Si sa la strada. Si trova l’hotel anzi tempo. Si prenota il volo, il pullman, il traghetto, il cicerone che ti porta in giro. Si perde il fascino bohémien del vagabondare, si guadagna tempo. Ma è tempo banale, facile, di poca conquista. Insomma, sarà più semplice dimenticare.

Una pennellata, a settembre, la regalo sempre al campionato di calcio. Dove urlo (con il rosso fiammante di Kandiskij) che una frase tipo “le bandiere devono stare in tribuna e non in campo” è vuota, priva di amore, di stima, di rispetto e di passione. Pertanto, posso dire con orgoglio che è una frase che non mi appartiene.

Ho imparato a dipingere un agosto in cui fa freddo e piove. Altrove, non qui. Ma l’importante è che io ero proprio lì: altrove.

Sulla cornice ho scolpito un’intuizione: ci sono intoccabili che dividono il pubblico e diventano guru. Io non so da meno e mentre mi annoio con comici che si prestano alla politica, mi esalto con comici che si prestano alla letteratura.

Sulla tela dell’autunno, mi firmo “quasi lurker”. Lasciatemi così. Sono cambiata tanto, ricambierò. Coerentemente identica nella volontà di non essere mai uguale.

Ho visto una chiazza di toni sgargianti, quando ho conosciuto – grazie a mio padre – la sacra arte del diminuitivo a tavola (“ma noooo, era solo una pizzettina… un filettino… un piattino di pennette… un pesciolino frittarello”).

Nel frattempo, ho capito che non sarò brava a colorare, ma so allungare il tempo. Magia d’artista.

D’estate ho disegnato nuove etichette. Le ho affisse. E già che c’ero, me ne sono tolta qualcuna di dosso.

Una piccola e fastidiosa macchia di nero, a rovinare il quadro, è un petardo che m’è scoppiato tra le mani. Forse, dovremo rivoluzionare una vita che piaceva. Chissà cosa accadrà.

Ah, ho anche appunti per il prossimo quadro, quella dell’inverno: arrivare puntuale sempre, non far aspettare nessuno e seguire i programmi ed i miei propositi con costanza. Sia chiaro che non ho specificato in quale inverno comincerò questa tela…

Infine, l’ultima impressione di settembre, non può essere che la più sconvolgente. Già, perché adesso, come ad agosto, a luglio, e prima ancora a giugno e in tutti mesi in cui ne ho avuto voglia, ho imparato a dipingere quello che provo.
Ora so disegnare un “mi sono persa nei tuoi occhi”.
E se mi stai leggendo, spero tu veda che ho imparato anche a scriverlo.

 

Anna Eva Laertici

(si ringrazia la PFM, che non se la prenderà a male, se preferisco mettere nel post la versione di Godano)

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