Mi presento

Di me stessa continuo a scoprire aspetti che non sapevo.
Possibile, alla mia età, non conoscermi ancora?

Mi piace, ad esempio, ch’io arrossisca e mi vergogni. Ho un senso del pudore fuori luogo, incredibile per il XXI secolo, inaspettato per chi non ha un’educazione religiosa. Eppure è lì.
Succede che mi trovi in mezzo a battute a sfondo erotico: sto parlando di lavoro, ma parte il doppio senso, qualcuno lo esplicita, la platea ride. E in mezzo io, che non capisco. Non colgo la battuta e continuo quindi, serena e perplessa, a discettare di attività da svolgere, impegni e altro.
Poi, beh, poi succede che comprendo. Sono passati due-tre minuti, troppo per un tempo di risposta al comico, poco per la mia anima priva di malizia, troppissimo per l’età anagrafica che ho. Avrei dovuto capire prima, ma tant’è. E quando finalmente arrivo a intendere ciò che i colleghi nati negli anni Novanta avevano immediatamente colto, ho la reazione più anacronistica, assurda, fuori dagli schemi e dalla logica, che ci si possa aspettare: arrossisco. Avvampo. Le orecchie mi bruciano, la saliva mi si azzera, le sillabe escono a balbettii. In due parole: mi vergogno.
Ecco, mi piace che in questo mondo decadente ci siano ancora adulti che per una battuta a sfondo erotico si vergognano. Mi fa sembrare possa esistere un mondo di puri, di sognatori, di angeli naïf.
Mi piace molto meno che l’adulta in questione sia io, eterna collezionista di figure di merda.

Non so se mi piace o non mi piace, il fatto che io scopra nel traffico di Roma che non sarei stata una buona soldatessa. Sì, perché ogni metro è visto dalle macchine agguerrite del lunedì mattina come una sconfitta se è perso, una vittoria se è guadagnato. Siamo tutti in trincea, sull’Appia, la Cassia, l’Ardeatina, la Tiburtina. Siamo in trincea, ma non commilitoni: siamo nemici.
Ho fatto passare una vettura ad uno stop. Non l’ho fatto per educazione, né perché il codice della strada me lo intimasse. La precedenza era la mia, e non sentivo di volerle cedere il passo. Ma l’infame s’era imposta, stava per speronarmi la mia scatoletta grigio-nera, allora ho posato il piede sul freno e pazientemente ho pensato al bel weekend appena trascorso, agli occhi di chi amo, alla pasta di ieri, agli abbracci dei miei amici, e ho sopportato la prepotenza altrui.
Ma dietro… Dietro il finimondo. Il tenero papà con a fianco un bimbo dal cappellino a righe colorate, che scherzava e rideva fino a un minuto prima, si è ribellato al mio gesto. L’ha presa come un’offesa personale, una sconfitta violenta e umiliante. Ha suonato col clacson la Traviata, mi ha fatto ampi gesti di romana e cristallina comunicazione, atti a farmi comprendere che stavo commettendo un errore nel far passare la macchina davanti a me.
Insomma, non sono brava in trincea. Io non lotto, non mi ammazzo per un metro. Io ti offrirò una tisana se ti rode, ti sorriderò se sei rabbioso. Fregami quel metro, rubami la strada, imponiti, approfittane. Con me puoi farlo.
Ho scoperto che sono una che è orgogliosa di mollare.

Infine, nel novero della conoscenza di me stessa in questo inizio settimana, c’è la mia sbalorditiva ma inscalfibile presunzione che nessuno crederà al vecchio maiale che toglie l’IMU. O al mafioso che comprando un giocatore compra voti.
Io stavolta ci credo. Ho fiducia nel genere umano. Non posso pensare che esistano persone che vadano a votare ancora quello là. Che davvero gli siano riconoscenti, che davvero credano alle sue bugie (è la sesta volta che si candida e la sesta volta che promette, dopo cinque volte che non ha mantenuto), che davvero gli perdonino la mafia, la corruzione, il maschilismo, il fascismo… ecco, anche che vi siano donne che possano votare un porco così, o i cattolici, i sedicenti cattolici che quando c’è da legiferare sui diritti per tutti si mettono per traverso e stanno ovunque, e poi si sciolgono come neve al sole di fronte alle perversioni di un pedofilo.
Oggi mi scopro come un’incredibile, sorprendente, straordinaria, eccezionale speranzosa.
Io ci credo. Non possono rivotarlo. Semplicemente non è possibile. Adoro credere ai miei sogni.

Mi sto conoscendo. Dopo tanti anni, mi sto ancora conoscendo.
Mi presento?
Piacere, Anna Eva Laertici.

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