Dieci motivi per cui vale la pena continuare a pedare il pallone
per il mio interno destro, morbido e vellutato. Almeno nelle mie pornodivagazioni calcistiche
per continuare a collezionare e collezionare e collezionare magliette di ogni squadra.
per conversare meditabondi circa gli aspetti regressivi del 3-5-2
per le storie di pallone
per l’umidita’ che ti infiltri nei menischi nelle partite del giovedì. Di sera. A novembre.
per le marginalita’ meravigliose come Carpi e Lanciano, Benevento, Trapani e L’Aquila
perche’ non c’e’ gioco piu’ divertente e democratico, che tu lo intenda orizzontale o verticale
perché se stringi, in linea di massima in campo di doppio c’è solo il passo. E non tutti possono concederselo
per i vecchi che scatarrano sulle pagelle del lunedì e millantano un 13 che fu ma con quote popolari
per le famose accanite, colonna della formazione scolastica
per i tunnel svergognati che faccio a mio figlio in corridoio, anche approfittando della levigatezza del finto parquet
per le trasferte, soprattutto quelle che non ho mai fatto
per le curve e i tifosi (quelli che ci piace il calcio, per intenderci) di Nocera inferiore, superiore, citeriore e umbra
per la sagacia tattica che alberga in ognuno di noi
per tutte le volte che per farmi capire ho metaforato, novello (re)foscolo dal peduncolo rosso, in endecasillabi sciolti presi dagli undici in campo
Molto più che dieci moivi. Ma me fermo qua.