L’importanza di essere open (davvero)

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Ormai si sente spesso parlare di open data e di trasperenza della pubblica amministrazione; spesso chi ne parla non sa neanche di cosa si tratti realmente. Voglio quindi fare una breve discussione in merito, concentrata su ciò che abbiamo disponibile su Roma.

Cominciamo con le belle notizie. Sono felice di comunicare a tutti che l’Agenzia della mobilità di Roma, presso cui lavoro, è open per davvero, il che significa che condivide un sacco di dati (potete vederli voi stessi qui) in formati che possono essere utilizzati da una macchina. (Leggete anche questo articolo per capire che siamo avanti per davvero, per una volta!)

“Come da una macchina?” vi starete chiedendo. Eh già, ecco la prima notizia scioccante: l’open data non è per gli umani, è per le macchine o almeno, principalmente per loro. I dati pubblicati devono poter essere riusati (questa è la parola chiave, riuso) in maniera semplice da professionisti, aziende e perché no, cittadini, per creare nuovo valore. Il dato pubblicato non può e non deve essere infatti fine a sé stesso, ma deve essere pensato fin dall’inizio per essere riusato quanto più possibile.

Facciamo quindi un esempio positivo. Quanti di voi hanno usato applicazioni per smartphone come Moovit, Autobus Roma, Roma Bus e tante altre (a cui chiedo scusa ma non posso citarle tutte!)? Bene, tutte queste applicazioni esistono perché esistono i dati open dell’Agenzia. E avete notato che su Google Maps da qualche tempo è possibile avere informazioni sul trasporto pubblico a Roma? Stessa storia. Tutto ciò è possibile perché i cosiddetti open data sono forniti in formati aperti e documentati, utilizzabili da una macchina (ad esempio il vostro smartphone).

Ancora un esempio. Roma Capitale ha un suo portale Open Data ricchissimo di informazioni. Proviamo a scaricare un set di dati, ad esempio l’elenco degli esercizi commerciali. Tutto ok, licenza CC BY (ottima scelta) e formato CSV (che si può facilmente lavorare con un foglio di calcolo). Cosa manca? Trattandosi di negozi, sarebbe carino che non si fornisse solo un semplice CSV (piccolo appunto: nel file è contenuta un’intestazione che sarebbe stato meglio includere nella documentazione, in quanto rompe lo schema del file), ma un servizio geografico. Ad esempio, per quanto riguarda i dati sulla mobilità, potete trovare un esempio qui con i dati geografici della posizione dei varchi della ZTL Centro. Questo dato è utilizzabile sia da un umano (che può navigare facilmente la mappa) che da una macchina (che può ricevere le posizioni dei varchi attraverso un servizio web). Magari però qualche cittadino volenteroso potrebbe prendere questi dati e caricarli dentro OpenStreetMap, perché no? Oppure creare un’app che aiuti ad identificare il più vicino negozio di una certa tipologia. Datevi da fare!

Un risvolto importante per la PA è costituito dalla possibilità di avviare un circolo virtuoso legato agli open data. Startup, aziende e singoli cittadini possono usare i dati liberamente traendone anche profitto personale ed in questo non c’è nulla di scandaloso. La PA è pagata dai cittadini per produrre quei dati, restituirli ai cittadini non è quindi un optional ma un dovere, previsto anche da diverse leggi. Un dovere dal quale, speriamo, potrà nascere ricchezza, occupazione e servizi migliori per tutti.

[via damianomorosi.it]

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