“le lacrime liberatorie di Gerrard, che a Hillsborough aveva perso un cugino, sono la scossa d’amore che chiude degnamente una partita strepitosa.
Lui, che e’ la bandiera del Liverpool, non ha mai vinto la Premiership in 16 anni e ha realizzato di essere vicino all’obiettivo proprio nel giorno della memoria per i 96 morti di Sheffield.
Forse non e’ giusto sul piano tecnico. Ma e’ bello che il Liverpool abbia vinto questo incontro al vertice con il City, perche’ lo ha voluto con forza e coraggio, senza temere la superiorita’ tecnica dell’avversario, rischiando tutto fino alla fine. Ecco, e’ stata la vittoria del cuore e delle idee contro il potere del denaro.
Il Liverpool non ha i milionari arabi dietro alle spalle (tra gli azionisti anche il “romanista” Pallotta), costa la meta’ del Manchester City e aspetta dal 1990 di festeggiare il diciannovesimo scudetto. Ma ha un’anima che si avverte nei brividi di Anfield e che si riflette negli occhi di giocatori come Gerrard, ma anche come Skrtel, per non parlare di Luis Suarez, l’unico fuoriclasse della compagnia. E’ una squadra che gioca un calcio spettacolare, velocissimo, giovane, in linea con lo stile e l’eta’ dell’allenatore Rodgers e di gran parte dei giocatori: Coutinho, scartato dall’Inter e ieri decisivo e’ nato nel 1992, il centrocampista fatto in casa Flanagan nel 1993, l’imprendibile Sterling e’ del 1994.
A volte non basta tutto l’oro del mondo, per fortuna, a frenare l’inventiva del lavoro che parte da lontano. Se ne stanno accorgendo i ricchi d’Inghilterra, ma anche gli omologhi di Spagna, dove la marea biancorossa dell’Atletico Madrid sta sovvertendo ogni logica precostituita spezzando il duopolio Real-Barcellona.
Nella stagione in cui ha dovuto vendere il centravanti piu’ richiesto d’Europa, Radamel Falcao. Con un calcio diverso ma ugualmente efficace Diego Simeone ha costruito un’alleanza virtuale con Rodgers, dimostrando che tutto e’ possibile, a dispetto del business”
Roberto Maida, Corsport, oggi