guarda e passa

Liceo-giulio-cesare

L’edifico era e resta brutto. Anzi di più.  Scorticato e zeppo e zuppo di resti di uova e altri magnifici omaggi lanciati a esplodere sulla facciata.

Per il resto, montascale per i disabili, pannelli fotovoltaici sul tetto, defibrillatori in palestra. Distributori di grassi parzialmente idrogenati, in corridoio. Roba commovente per uno che dal liceo Giulio Cesare è andato via in fondo solo alla fine degli anni Novanta.

Celebra gli ottant’anni, l’istituto. Ricorrenza non proprio piena. Ma ci sta. Gli studenti di oggi sembrano fichi. Le foto degli ex alunni sono fiche, gli ex alunni un po’ meno, specie quelli che ora stanno tra i trenta e i quaranta. Arricchiti e pienotti, borgheselli senza troppe fantasie, portano i figli in pellegrinaggio come madonne. Tutti belli ed eleganti… Tranne me.

L’archivio storico è prezioso, alcuni pezzi fanno anche un po’ male. La vecchia professoressa è vestita male, statua di cartapesta, anche oggi. Bella.

Il bidello-pizzaiolo Carmelo è imbiancato ma non molla, magnifico, pure lui.

Bello, per mezz’ora, tornare. Molto bello, non restare. Come ha ricordato qualcuno con uno striscione all’ingresso della scuola, “guarda e passa”.

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