Tratti di matita – Accio

11 Accio

Accio è forzatamente mattiniero. Forzatamente perché nel suo mondo perfetto il tempo scorre come in quello reale, ma a differenza di quello reale non è mai intimorito da una sveglia sguaiata, orrendo addobbo del piccolo comodino. Accio è ragioniere-barista.

Ragioniere- perché ha preso il diploma, e ha pure lavorato tre anni in uno studio commercialistico. Poi però ha fatto i conti della serva, mica quelli da ragioniere, e ha deciso di licenziarsi. Si era stufato di essere l’inchiostro che sigla la ricchezza degli altri. Più entrate segnava, più zeri aggiungeva, e più il suo stipendio rimaneva immutato, scarso e poco dignitoso. Barista perché ha smesso di ragionare come ragioniere e ha aperto il suo piccolo “buco” a forma di cubo. Lo spazio è davvero risicato, pianta quadrata e continue ginocchiate allo spigolo infame del bancone. Accio barista sembra un bambino. Da quando si sveglia alle 5 anziché alle 7.30 è tornato a sorridere. Persino le occhiaie, scure pennellate dispettose sul volto perlaceo, lo rendono buffo. Ogni mattina compie il suo piccolo rito. Apre la busta del caffè, odora senza trascurare nessun chicco, neppure quello assonnato come lui in fondo all’angolo sinistro, e inizia la sua palestra. Mulinello di braccia e via con le prime tazzine fumanti.

Ad Accio piace ascoltare le storie mangiate al sapor di cornetto dei suoi clienti. Alle 10.30 la perpetua battaglia della colazione è finita. Resti di brioche, cristalli di zucchero isolati e indifesi, schizzi di succo e strisciate di crema sono raccolti in preghiera. Il loro sacrificio è inevitabile. La pezza di Accio arriva, li cattura e li spedisce giù nell’acquaio.

La giornata continua fra tramezzini e pause caffè -anzi facciamo un orzo in tazza grande che già ne ho presi troppi-, tramezzini e pranzi veloci, gelati-regala-sorriso, aperitivi e approcci velati. Ogni giorno uguale all’altro, a cambiare è solo il clima fuori dalla vetrata. Ma Accio è contento. E’ lui il gran cerimoniere di quelle vite che s’intrecciano in piedi davanti al bancone. Le sente, le vede, le tocca, fissa l’orecchio sulle loro corde vocali, percepisce ogni vibrazione, interpreta ogni tono, intravede ogni sospiro.

Accio torna a casa e pensa alla sua vita. I suoi genitori fin da piccolo l’hanno cresciuto in un mondo fatto di numeri, un mondo in cui poterlo far sentire sereno. Accio ama i suoi genitori e ama anche i numeri cui deve tanto. Accio è muto e oggi fa il barista. Parla con i suoi manicaretti semplici semplici, ma soprattutto ascolta, ascolta, ascolta. Ed è contento. Torna a casa, vive solo, e non ascolta più nessuno. La sera e la notte sono per l’eterno compagno di vita, il silenzio. E’ con lui che parla per ore.

(dalla raccolta di racconti illustrati Tratti di matita, ebook disponibile su amazon.it, lafeltrinelli.it, mondadoristore, google libri, bookrepublic e altre 80 piattaforme online)

Luigi, illustrazione di Valerio Schiti

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