Bisbigliatori, sobillatori, inventori di situazioni. A capannello, nei crocicchi, lungo i corridoi di finto linoleum o, meglio ancora, alle macchinette di merdacaffè degli ufficetti loro.
Parlano, sparlano, straparlano. Se la raccontano. Trasformano. Sporcano, tutto.
Gioco tutto sommato triste, quello del chiacchiericcio. Un giochino fatto così, giusto per gioco, mica per cattiveria, tanto per dire. Un giochino a cui, va detto, lo ammetto, è difficile sottrarsi.
Tra le cose che auguro ai miei figli di riuscire a conservare, assieme alla capacità di mollare tutto in un momento e a quella di saper scordare, c’è questa: non sparlottare.
Sparlottare, un comportamento appreso. A casa, nell’aria, tra la gente. Non ci nasci e non ce l’hai, almeno per un po’.
Poi il virus ti bacia sulla bocca. E sei fottuto.
Simone
Credit: l’immagine è presa da aforisticamente.com