Si chiama Zabivaka la mascotte dei mondiali calcistici nelle Russie dell’a.d. 2018.
Non è una vodka tagliata male, o la sorella dei Karamazov o, chessò, una malinconica contadina della steppa.
E’ un lupacchiotto, tipo quello della Maggica, ma a pelo un po’ più chiaro. Se l’è inventato una locale studentessa di design, Ekaterina Bocharova. Il significato di Zabivaka è una roba tipo che fa gol, che è simpatico, che diverte e dà gioia. Il ritratto di Putin, volendo sintetizzare.
Dal ’66, mondiali inglesi, la mascotte è prassi diciamo. All’epoca fu leone, of course.
Poi, saltellando qua e là nella cronologia pallonara, abbiamo avuto giovinotti col sombrero (Messico ’70), Pinco e Panco ma con più denti (Germania ’74), arance (Spagna ’82), nduja centroamericana (Messico ’86), mandriani sorridenti (Argentina ’86), cani (Usa ’94), galletti un po’ spocchiosi (Francia ’98), leoni punk (Africa del Sud, 2010), armadilli ambidestri (Brasile 2014).
Er mejo, però, consentiteci questa virata nazionalistica, resta Ciao, che fa e continua a fare molta e molto Italia, ’90 e non.
(per le foto, youmedia e sportfair. Per le info sulla storia delle mascotte mondiali, sputniknews.com)