Olimpiadi, perché (per me) Milano-Cortina sì e Roma no

Olimpo

Al di là del facile e scontato gioco del carro e del vincitore, delle dichiarazioni furbe, o tardive, o contraddittorie, penso faccia ai più piacere sapere che l’Italia tornerà, nel 2026, a ospitare le Olimpiadi, quelle invernali, a Milano e Cortina. A vent’anni esatti dalle ultime avute a casa nostra, sempre invernali ma a Torino, che fino a un certo punto è stata parte anche dell’attuale candidatura-cordata poi risultata vincente.

Perché, lasciando stare congetture e speculazioni, giochi e giochini, seduzioni e lobby varie, è un traguardo comunque grande per un Paese grande (straordinario, se e quando vuole, se e quando può) e che, tutto sommato, se lo merita.

Le Olimpiadi portano soldi, prestigio, il cosiddetto indotto. Vero.

Le Olimpiadi hanno costi alti e spesso (assai) diversi da quelli stimati. Lasciano buchi. Attirano (feroci) appetiti. Vero.

Bisogna essere bravi (anzi, di più) a sfruttare nel senso migliore, e pulito, l’occasione. Perché questa è, deve, può, essere una grande occasione per un Paese meraviglioso ma abbacchiato (almeno così lo raccontano, l’altro aggettivo che gira molto è incattivito). Serve qualcosa per sognare, un po’ di spirito sportivo per emozionarsi insieme. Poi certo, il meglio devi tirarlo fuori sempre, non solo in vista del traguardo a cinque cerchi.

Bene allora, per me, Milano e Cortina.

E allora perché non Roma, si dice, per le Olimpiadi (dai numeri decisamente più consistenti) estive del 2024?, perché lì non ci si è nemmeno voluto provare?

Meglio così, la penso io da romano.

Noi probabilmente più di altri stiamo abbacchiati, scojonati, ingrigiti (rassegnati magari no, incazzati sì).

Noi probabilmente più di altri abbiamo/avremmo avuto bisogno di una scossa. Bene, diamocela da soli.

Del resto, l’attuale primo cittadino del Campidoglio lo aveva detto chiaramente, alla vigilia delle elezioni del 2016, di essere contro le Olimpiadi romane.

Ripartiamo dalle piccole cose. Comportiamoci con dignità e senso collettivo, sempre.

Riportiamo un po’ di luce nei parchi, sulle strade, nelle scuole, ovunque.

Ricordiamoci, sì è ripetitivo ma facciamolo perché serve, quello che non ha funzionato, Italia ’90 così come i Mondiali di nuoto del 2009, tanto per dire. Cominciamo a rimettere insieme i pezzi e diamogli lustro.

Ad oggi fatichiamo a garantire l’ordinario, non riusciamo, tanto per citare uno dei numerosi casi noti, a permetterci un nuovo stadio di calcio, temiamo per le 2 (2!) partite degli Europei di calcio che Roma ospiterà il prossimo anno.

Le nostre Olimpiadi devono essere di rinascita quotidiana. Torniamo a sognare tutti e a fare meglio tutti; riprendiamoci il nostro, ristabiliamo quello che è comune, non deleghiamo.

Siamo, più che la città eterna, una città (fatta di mille città) magnifica. Domani, magari dopodomani, proveremo a essere olimpici. Per oggi, facciamo passare l’autobus.

Simone.

 

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