il cane milfone

Smarrita, sbiadita come un Pierrot, Piera cerca la salvezza saltellando tra una pozzanghera e l’altra.

Un ombrellino rotto ma pieno di colori, appoggiato come un cappellino sopra la testa. Rovista, Piera. Rovista nei monumentali, al suo cospetto, secchioni della raccolta dei rifiuti. I suoi 45 chili vogliono tutto. Vogliono, soprattutto, la conferma che ogni grammo di ogni singolo spaghetto, o morso di carne, o spicchio di mela, sia stato buttato, cestinato, eliminato. Sottratto al suo corpo, per un po’ libero di volare. Volare.

Bello volare, pensa Piera. E soffia sul palmo della mano, immaginando una bolla di sapone, leggera e salva, mentre si arrampica centimetro dopo centimetro verso le nuvole.

Curiosa. Ostinatamente curiosa è Piera. Ogni pianto, ogni rimpianto può svanire, rovistando tra gli scarti degli altri. Il secchio dell’immondizia, àncora di salvezza quando il chiodo della magrezza morde il centro della fronte.

Quello stesso secchio così pieno di segreti.

Perché ognuno, si sa, ha il suo. Piera ha paura del cibo che si aggrappa alla sua carne. E tu? Tu che segreto hai?

Rovista nel secchione, Piera. Scarpe spaiate, consumate, portafortuna rotti, portafogli vuoti. Un torso di mela, una mela appena morsa. Un mazzo di carte, qual è il mio futuro? Un fumetto pasticciato. Un enorme peluche.

Un cagnone di peluche, morbido e un po’ triste, pensa Piera. Il dolore del chiodo, al centro della fronte, fa male e, pure, ispira… . Piera allontana il piatto e avvicina la penna. Il cane di peluche è nel secchio perché è stato punito. Era fatto di carne, ossa, denti e latrati. È stato punito, trasformato da chissà quale strano incantesimo, questo Piera deve ancora capirlo, in un giocattolo di stoffa. Preso, avvolto in una busta e buttato via. È stato punito perché, e qui Piera ride e la risata fa vibrare tutti i suoi 45 chili, perché era un cane milfone.

Perennemente arrapato, si avventava addosso ad ogni mamma vagamente avvenente che frequentasse la sua casa, anche solo per 5 minuti, magari venuta per recuperare il figlio, lasciato a fare i compiti con Pietro, il padroncino del cagnone. Il cane milfone, arrapato e punito.

Trasformato e abbandonato, come in una fiaba antica.

Ride e ride ancora Piera. Quant’è bella Piera quando ride. La storiella del cane milfone va limata ma è quasi pronta per essere aggiunta alla sua piccola, minima collezione di racconti stronzi, così li chiama, stronzi e improbabili.

E impubblicati. E ride, ride ancora Piera.

Simone

(Credit per la foto – Bar Giomba)

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