Dati un homo sapiens, una qualsiasi pubblicità natalizia in onda il 1° novembre e una commessa che vuole chiudere il negozio il 24 dicembre alle 18.30, spieghi il candidato il misterioso legame che intercorre tra i tre oggetti.
Altro che IG-Nobel, a chi scoprirà perché l’umanità, ravvisata la necessità di comprare regali di Natale, si riduce all’ultima mezz’ora disponibile nonostante venga martellata con perizia e precisione scientifica dal pomeriggio di Ognissanti.
È resistenza passiva? O c’entra l’incasso della tredicesima, che notoriamente giunge in minimo sgradevole anticipo sulle feste?
In ogni caso siamo già in ritardo e non possiamo più far finta di niente, è proprio Natale.
Pubblicità di panettoni e pandori che del dolce originario non hanno niente – giuro, ne ho visto uno a forma di pastiera con ripieno di frutti di bosco e violetta -, luminarie che spuntano ovunque anche se con meno lampadine (è la crisi, bellezza). Se pure Lidl vende a 34 euri e rotti i tubi luminosi a forma di renna da mettere in balcone ci siamo.
A parte il fatto che la renna luminosa di Lidl mi fa orrore, in quanto oggetto e in quanto sicuro motivo di lite col vicino come i babbi natale impiccati, anche l’albero gigante visto a Porta di Roma con le palle rosse (sottile metafora del cliente medio del centro commerciale) su sfondo di lucine che simulano la neve che cade mi mette una discreta angoscia. Il 3 novembre, intendo.
Sì, perché dall’8 dicembre, giorno deputato all’allestimento addobbi, tutto l’ambaradam mi piace pure, a parte quella mia personalissima piccola malinconia strutturale verso le feste di fine anno.
Allora provo a rendermi utile e a dare quei consigli di minima per superare indenni la fase preparatoria, se possibile ancora peggiore delle giornate clou.
1) Comprate per tempo i regali, ma per tempo intendo proprio a febbraio o marzo. Anche agosto è un ottimo mese per i pensierini di Natale. Pensierino rende già l’idea, no? Siete su una magnifica spiaggia cristallina e beccate sulla bancarella tipica del posto un oggettino dalla fattura pregevole. Compratelo e mettetelo da parte, a voi magari no, ma a qualcuno sicuramente piacerà.
Grado di riuscita: 7. La mamma degli amanti dell’orrido è sempre incinta, e al massimo è tutto materiale per la tombola dello schifo, quella in cui tutti portano come premio il regalo più brutto che hanno ricevuto.
2) Fate i radical chic e dichiarate con molto anticipo che voi quest’anno a Natale non farete niente, né feste né regali. Cos’è questa cafonissima abitudine delle tombolate, dei pranzi che sconfinano in cene e infine in colazioni col pandoro pucciato nel latte freddo dopo i 70 supplì di zia? C’è l’austerity, quindi basso profilo e viva il 7 gennaio.
Grado di riuscita: 4. Se funzionava, e male, per i protagonisti di “Fuga dal Natale”, pregevole titolo di John Grisham redento dal legal thriller, figuratevi nella patria del presepe. Però un tentativo si può fare.
3) Prendetevi le ferie dall’8 al 23 dicembre e andate a fare shopping. A Dubai. Poi coprite i turni tra Natale e l’Epifania.
Grado di riuscita: 10. In un sol colpo caldo a dicembre, negozi senza l’assalto di mamme inferocite che cercano il gormita sottosegretario, traffico zero carbonella. E i colleghi vi adoreranno, stressati, ma vi adoreranno.
4) Sempre in tema di regali. Evitate oggetti supertecnologici a chi non vi manda neanche un sms, non perché è maleducato, ma perché è elettronicamente analfabeta: non ingrossate le già nutrite schiere di ignoranti con l’Ipad e l’Iphone solo perché fa fico. Meglio una cravatta, una sciarpa o un paio di guanti. Tutti già touchscreen.
Grado di riuscita: 8, anche il portafogli ve ne sarà grato.
E ora il mantra: Babbo Natale, che esisti e tutto sai, pensaci tu.
Reclamo l’evidenziatore giallo fosforex per le seguenti irresistibili espressioni:
– IG-Nobel, a chi scoprirà perché l’umanità (…) necessità di comprare regali di Natale;
– malinconia strutturale;
– andate a fare shopping. A Dubai;
– una cravatta, una sciarpa o un paio di guanti. Tutti già touchscreen.
😉
vabbè pi, non te la regalo a natale 🙂
io quoto il pandoro pucciato e l’opzione 2
Simone
Io pure quoto il pandoro pucciato, ma dopo i 70 supplì di zia. E soprattutto quoto la zia che fa i supplì: posso inviarle il mio indirizzo?
Anna Eva Laertici
i supplì sono esistiti durante un san silvestro di qualche anno fa. erano 70 davvero, fatti a mano, non da zia ma da un’amica. e l’ormai marito della tipa, alle 5 di mattina, dopo aver mangiato hoc mundum ac alter, ha preso dal frigo il latte freddo e c’ha intinto il pandoro.
storie di vita vissuta.
organizziamo ‘sto veglione blasfemo?
guarda che il latte freddo è da eroe. Organizziamo organizziamo..
Simone
è da eroe, è da eroe. ci vuole coraggio, dopo, a combattere la guerra della tazza (non quella del latte).
e ci vuole più coraggio per entrare, dopo, in bagno 🙂