Lloraba porque no tenía zapatos hasta que vi a un hombre que no tenía pies. Dici che è una frase un po’ troppo cupa, c’è troppo monito, senso di colpa per una possibile felicità, troppo troppo per un tatuaggio
Eppure io lì ho sempre visti così, i tattoo – mi devono far sentire, è un modo tutto mio per entrare nelle cose. Mi inscriverei ad esempio Piermario, Misciagni, San Felice sul Panaro, A me piace il sud.
Lloraba porque no tenía zapatos hasta que vi a un hombre que no tenía pies. In iberico, l’ho pescato sull’account twitter di Luis Enrique, mi romba dentro pure d più.
Ho bisogno, come sempre, di leggeritudine, pensieri-grissino, friabili e sapidi.
Voglio entrare e allontanarmi, tatuare e sfumare. Leggere – legge’re
Voglio essere un trentaquattrenne ivoriano che rivolta 1, 2, 3 volte una partita di pallone; voglio proiettarmi nella favola cestistica di Sassari, m’appassiono di Is Arenas, la nuova casa del Cagliari calcio.
Gioco un terno al lotto
I politici e i vescovi li fischiano tutti, il dolore non è per le istituzioni – il dolore non vuole dichiarazioni – è un’empatia da cui tutti vogliono scappare – che solidifica
Leggo. Conto sommariamente i danni, cerco di stemperare, di rassicurarmi
Voglio una prosa blanda, un paio d’aneddoti, la tripletta d’addio del pocho
una parola da tenere stretta