Sono nata a settembre.
Settembre che per me, proprio per l’anagrafe, significa capodanno.
Significa tornare, che per una cozza come me, vuol dire riprendere le sante, confortanti, rassicuranti abitudini.
Tanti anni fa.
La scuola prima, tornare a casa, pranzare con nonna, nonno, mamma e Paolo, salutare mamma e mettersi a fare i compiti sul tavolo della cucina, che era la stanza più calda con i fornelli sempre accesi e nonna dea del focolare.
E poi bim bum bam che cominciava alle quattro, e metteva la parola fine allo studio.
E quando l’ora solare tornava prima di ottobre, guardare le luci che si accendevano e che significavano, inevitabilmente, telefilm americani in tv con le risate preregistrate che mi sembravano così divertenti.
Con nonno sul divano e io e mio fratello a costruirci la capanna (o astronave, a seconda delle situazioni, ma più spesso capanna) con il cuscino della poltrona tirato su coperto dal plaid scozzese originale di zia.
Giorni tutti uguali, intervallati solo dalle lezioni di pianoforte.
Il ritorno alla routine, l’arrivo del mio compleanno, il calore confortevole del plaid per quel primo, impercettibile freddo.
La difficoltà di spiegare al nostalgico delle vacanze perché settembre mi piace così tanto. Uno si sente quasi in colpa, tra tanti che rimpiangono le ferie, a dire: io però sono contenta.
Contenta di affrontare un nuovo anno, curiosa di sapere cosa si nasconde nei mesi che verranno, felice nel tornare alle cose di tutti i giorni, insieme con chi condivide e condividerà la tua vita, magari per sempre.
Anche oggi, che di quelle abitudini non è rimasto niente: vivo in un’altra casa, alcuni non ci sono più e chi c’è ha la sua vita fatta di altre abitudini, il pianoforte è lì in camera da letto e ogni tanto lo guardo e vorrei aprirlo e suonarlo come tanti anni fa e mi accontento di passarci il panno per la polvere.
Io che arranco sempre, di fronte ai cambiamenti.
Quelli che la vita ti impone e quelli che invece devi scegliere da sola: la perdita delle persone che ti rompe dentro, e le nuove abitudini che ti migliorano.
Dalla taglia dei pantaloni al taglio dei capelli, fino a tutti i posti di lavoro che ho lasciato con le lacrime agli occhi per trovarne altri da lasciare con le lacrime agli occhi.
Sarà che sono nata a settembre.