Senza ombrello

Piove, non piove, la primavera non arriva.
Piovono assenze nella mia vita senza ombrello.
Mi mancano tante lei. E’ destino che nella mia esistenza non ci debbano essere lei, ho tanti lui, e anche splendidi, ma poche lei. In principio fu l’assenza di Lei. Poi un cesto di ciliegie di lei che non riuscivo a trattenere. Mi manca la lei che ora ha un’altra vita, un bimbo, altri orari, altre esigenze. Eravamo “gemelline”, so che leggendo mi capirà. Mi manca la lei con cui ho vissuto come commilitoni al fronte, non so che fine abbia fatto, né se sia giusto forzare il suo esilio, ma da mesi è entrata in un lobo del mio cervello, ciclicamente mi bussa come un’emicrania o come sensi di colpa; poi c’è la lei terribilmente simile a me, mi è lontanissima, ha scelto per questo periodo opposti che si attraggano, procurandomi un dolore, perché invece a me capita d’averne bisogno. Mi mancano persino le lei con cui mi scrivo tutti i giorni, vorrei sentire a volte anche il suono cristallino delle loro risate.

Piove, non piove, cerco la primavera negli occhi di chi incontro.
E non la trovo. Siamo tutti in un autunno di crisi economica, di stipendi che non arrivano, di paura per il futuro, senza posti di lavoro, con una valigia per un’Europa migliore. Leggo lo sconforto nei vecchi, l’ansia nei più giovani, leggo che la rabbia, tanta rabbia, leggo violenza ed eversione, che non sono risposte, o per lo meno sono le risposte peggiori. Piove, piove tanto, non c’è rifugio in questo temporale.

Piove, non piove, ascolto il ticchettio delle gocce contro i vetri che non saprò pulire o il fruscio del venticello primaverile che rende Roma ancora più bella.
Rumori e suoni nella mia quotidianità. Vorrei scrivere un tema sul silenzio, sottrarlo a Marcel Marceau o a Simon&Garfunkel. Vorrei registrarne la tristezza che deriva dal suo ascolto, o la pace e la gioia che ci dona, e la catarsi della meditazione. Vorrei regalare il silenzio a chi ha troppi rumori, vorrei spezzarlo a chi ha troppi dolori.

Piove, non piove, ma arriverà la primavera.
Per la gioia delle primule che ho da una settimana sul balcone, per la gioia della mia racchetta impolverata, per la gioia di tutti i call center che tengono Vivaldi come musica d’attesa.
Vorrei piovesse dentro i cuori inariditi, chissà quante primule possono fiorire lì dentro.
Datemi i vostri sogni, i vostri desideri, datemi i vostri progetti, io li inaridirò. La spiritualità, il trascendente, la consolazione del divino: vi toglierò tutto. Piove, non piove, ma quale primavera. Io sono un deserto.

Anna Eva Laertici

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