Johann Trollmann

“Il primo episodio legato al razzismo nello sport lo ripendo da una storia raccontata sull'”Unità” da Roberto Brunelli. Riguarda Johann Trollmann, soprannominato Rukelie, un pugile di etnia Sinti campione di Germania dei pesi medi. Nel 1933 a Berlino conquista il titolo battendo per KO al sesto round il puro ariano Adolf Witt. Il presidente federale, il gerarca nazista Georg Radamm, sale sul ring e ordina di annullare l’incontro, ma il pubblico insorge e sostiene Trollmann, che piange per la commozione.

La cosa però non finisce lì: una settimana dopo gli tolgono il titolo, con la motivazione che “le lacrime non erano degne di un vero pugile”. Il mese seguente Trollmann è costretto ad affrontare Gustav Eder, ma con la proibizione di muoversi dal centro del ring, di schivare i colpi coi suoi “movimenti animaleschi”.

Era la condanna al massacro, e lo zingaro, come lo chiamavano con evidente disprezzo, la affrontò con coraggio e ironia: il corpo infarinato, i capelli tinti di giallo – la parodia di un ariano. A guardia bassa, andò giù alla quinta ripresa.

Poi, come esigeva la legge, fu sterilizzato, divorziò per non creare problemi alla famiglia, fu chiamato sul fronte russo e nel ’42 arrestato dalla Gestapo e internato a Neuengamme, vicino ad Amburgo. Le guardie si divertivano a dargli un paio di guantoni, una doppia razione di cibo perché resistesse in piedi più a lungo, e un sacco di botte. Quando non fu più in grado di reggere nemmeno quell’umiliazione, gli spararono.

Era il detenuto 721/1943.

Solo nel 2003 agli eredi fu consegnata la sua cintura da campione”.

(Gianni Mura / Marco Manzoni – Tanti amori).

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