O.k.! Ho deciso di pensare.
La cosa è, o comunque dovrebbe sembrare, banale perché in fondo un uomo che pensa non è che una semplice figura usurata dalla consuetudine di essere presente nella memoria e nell’immaginazione di chiunque il quale, guardandomi, capisce cosa sto facendo.
Quindi, in questo momento, l’aver deciso di pensare non può non comportare altro che integrare la mia immagine in una situazione abituale tale da passare inosservata alla vista della gente.
Eppure è strano.
In questo momento sento che un uomo che pensa avrebbe diritto di ricevere più attenzione di quanta abitualmente gliene si conceda e questo perché chi pensa ha deciso di far qualcosa o, al limite, fa qualcosa per prendere una decisione; si tratta in ogni caso di un individuo attivo, di una persona protesa alle evoluzioni e quindi alla metamorfosi di ciò che ha dentro e ciò che lo circonda e non mi par cosa di così poco conto far sì che l’indifferenza lo avvolga.
Eppure sono costretto a constatare che un uomo in atteggiamento riflessivo, non desta alcuna curiosità.
Sono seduto su una panchina da almeno mezz’ora e sto pensando.
Da solo.
Si, voglio dire che non c’è nessuno che so … Che mi chieda cos’è che mi abbia portato ad estraniarmi dal mondo o magari cos’è che sto pensando.
Niente.
Quasi fossi un appestato la gente mi scansa, evita addirittura di incrociare il mio sguardo abbassando gli occhi e affrettando il ritmo dei loro passi.
Arrivo così a concludere che un uomo che pensa è un uomo che ha deciso di essere un diverso e i diversi, si sa, non hanno vita facile.
Ho deciso di pensare e la cosa è molto più difficile e complicata di quanto possiate credere.
Lo giuro.
Constatazione