Son morto!
Da quando ci fu chi fece a pezzi la mia capacità di entusiasmarmi, di sorridere e di guardar lontano, sono solo qualcuno che tenta di resuscitare per riacquistare una vita che non conosce e quindi, senza sapere se mai comunque riuscirà a risorgere veramente o solo passare da un modo di interpretare un tentativo in un altro.
Cristo si sarebbe fermato a guardarmi poi, però, avrebbe tirato dritto!
Ne sono convinto non per vittimismo ma perché consapevole che i miei sforzi di ora sarebbero stati da lui visti come il tentativo di un acrobata a lui concorrente, impegnato in un esercizio la cui realizzazione avrebbe fatto passare in secondo piano i suoi effetti speciali.
Certo non è facile morire e risorgere ma quanto più difficile è esser già morto, far sì che nessuno se ne accorga, trovare il tempo di andarsene anche per gli altri e fare in modo che tutto sembri normale, tutto, nel rispetto di un’esecuzione ciclica con la fine scritta in un saluto?
Vuoto a perdere, contenitore di pensieri non riciclabili e poi cosa resta?
Il vuoto di questo spazio da saltare mi appare più interessante di quanto lo sia mai stato anche nei miei momenti di meditazione più profondi.
Forse è solo istinto di guardare o solo pioggia da seguire ma ciò che è lì in fondo non so che sia.
Posso decidere che non importa.
Nulla!
Posso pensare che non ci sia più neanche niente da comprendere o che addirittura niente sia mai stato capito.
Forse, sono vicino alla libertà.
Probabilmente, la strada per arrivare a tornare a guardar lontano è qui sul ciglio di questo viaggio.
Il bambino che è in me ha smesso di piangere.
Decido di vestirmi elegantemente come per assumere un atteggiamento di contraddizione nei confronti di una forma di rispetto a cui non ho mai creduto né voluto cedere.
Libertà, sto venendo a salutarti!
Ora, è solo tempo di aspettare che il mio corpo tocchi il fondo di questo cratere…
vita