mentre due similmignotte annoiate stazionano nell’androne del palazzo (quello del quinto piano sta invecchiando, inesorabilmente), cerco di raccogliere quel che resta dal pizzaiolo a taglio.
Echi di pizza con le melanzane, promesse di margherita e un piccolo capolavoro notturno: supplì alla nduja.
All’improvviso, mi fa ombra alle crocchette un villeggiante: ruga malinconica che sa di “un’estate fa, la storia di noi due”, ciabatta infradito “Copacabana, io lì ho la mia tana”, Peroni sulla derecha, librino pieno di appunti di viaggio sulla izquierda, sguardo pane e telline, addominale evoluto, biglietto di sola andata per il divano letto.
Nel cuore suo peloso, un messaggio per l’umanità stordita dal pendolarismo balneare: Focene è l’oppio dei popoli. Amen