Settimo Pazzeri è un contadino logoro e abusato. Porta un cappello a costine di velluto con sopra ricamata un’anatra insolita e vezzosa. Occhiali dalla montatura squadrata e robusta, lenti spesse, quasi opache, che lasciano appena intravedere il nero intenso dell’iride delle pupille.
Veste una giacca imbottita da pastore, da cui non si separa mai neanche d’estate, i pantaloni invece sono di flanella, verde acido, ombrati d’urina all’altezza del cavallo.
Settimo Pazzeri è un uomo sugli ottanta, piegato con la zappa su una terra argillosa e ingrata, che gli regala ortaggi insipidi e frutta delusa.
Quella terra è il quaderno su cui scrive, attraverso cui comunica col mondo. Il suo osservatorio, il parametro. La moglie lo sopporta, ricamando a mano la storia della sua rassegnazione; la figlia lo ha deluso, troppo debole, il figlio lo ha tradito, troppo sognatore, i nipoti li annoia, sono troppo nuovi per lui. Solo il vino rosso lo fronteggia sincero.
Settimo Pazzeri i sogni li ha seminati, i progetti innaffiati, i problemi potati. Si è cosparso di verderame per proteggersi dai pericoli esterni, ha appreso che si sorride con gli occhi e si ama in silenzio.
Non è stato amato, ha amato moltissimo, seduto sul trattore, respirando il gelo dell’alba nei campi.
Sta morendo e lo sa, come un gabbiano. Lui però non si allontana, né si avvicina. E’ fermo. Si guarda i calli delle mani, borbotta una bestemmia, si stringe la giacca attorno al collo e lancia un morso a una fetta di formaggio. Non avete mai capito un cazzo, incide il pensiero lungo lo stretto sentiero che costeggia la vigna. Poi posa la zappa.
(dalla raccolta di racconti illustrati Tratti di matita, ebook disponibile su amazon.it, lafeltrinelli.it, mondadoristore, google libri, bookrepublic e altre 80 piattaforme online)
Simone, illustrazioni Valerio Schiti