Anche io ho un sogno. Anzi, moltissimi.
Quando ero ragazzino scrivevo (a penna) sulla pietra (dura, piena, viva) del colonnato che regge il porticato attorno al casolato (fa rima e c’è, stacce)..
Dicevo, scrivevo..daje Roma! Oggi, che la passione calcistica daje e daje me l’hanno addormentata, dormo appunto, e sul pietrisco che resta del glorioso colonnato, che ansima e boccheggia sotto al solito porticato, del casolato..scrivo ancora
Perché è l’unica cosa che (manco sempre) mi riesce
Così l’altro giorno mi sono trovato a riscrivere Pasolini
La felicità, diceva (più o meno), non è fatta di un solo sogno, ma di molti sogni.
Molti sogni. E incubi, molti incubi. Mi accompagnano tutti, sogni e incubi, a braccetto, in queste notti piene di extrasistole (dicono, è lo stress) e rinocidina (mocciolo, abbondante mocciolo).
Faccio sogni (tipo il giro del mondo in 90 giorni), scrivo sogni, scrivo. Scrivo, perché l’intolleranza me se magna.
Gli artigiani della complicazione, i signori della ripetizione, quelli che se movono solo dietro promessa de abbondante libagione. Semplicemente, non li tollero più
Quelli che se nascondono, li cancello
Quelli che t’hanno condannato comunque e allora pazienza; quelli che s’aspettavano qualcosa in più
Inquieto, indeciso, contraddittorio, una tasca piena e una vuota. Ecchime. Un sogno, moltissimi sogni
simone
(per la foto, ilpost.it)