Dicono “mi’ fijo, mi fija”, si trascinano nei corridoi, pettinati come un gilé, con la lanugine nell’ombelico.
Dicono “del resto”. Del resto, per qualsiasi cosa. “Del resto”, è il segreto della felicità.
Intelligenti ma non troppo, acuti ma senza esagerare.
La cosa più difficile è prendersi cura, degli altri, delle cose, dei gerani
Ma che miracolo è il calcio?, potente, dilaniante, irripetibile. Roma-Barça, Real Madrid-Juve, atroce straordinario pallone. Anche consumato su un divano, mezzo bicchiere di birra rossa in mano.
Ma quanto è bello leggere Bukowski, o Carver? Strappate le pagine migliori, e mettetevele in tasca.
Ma quanto è bello essere un tornado. E, quant’è triste essere un bacchettone???
A cosa servono questi autoscatto, i selfie?, forse sono solo una testimonianza della nostra necessità di farci sembrare abbondanti, ben equipaggiati, automuniti e disposti a viaggiare.
“Il Grande Dio aveva troppe pistole per me. Era troppo giusto e troppo potente. Non volevo essere perdonato o accettato o ritrovato, volevo qualcosa di meno di quello, qualcosa che non fosse troppo – una donna di bellezza media, nello spirito e nel corpo, un’automobile, un posto dove abitare, un po’ di cibo e non troppi mal di denti o gomme bucate, senza lunghe malattie che portano alla morte; anche un televisore con brutti programmi andrebbe bene, e sarebbe bello un cane, e pochissimi amici, un buon impianto idraulico e abbastanza roba da bere per riempire gli spazi fino alla morte, della quale (per essere un codardo) non avevo molta paura” (C.B.).