Eppure le cose continuano. Tutte. Continuiamo ad arrabbiarci, a sorridere, a cercare una carezza, a praticare la nostra innata arte di arrangiarci. Continuiamo a sognare, a bestemmiare. A rimandare.
Continuiamo a parlottare male del vicino, o del parente. Continuiamo a polemizzare, a cercare una soluzione su internet, a non capire la differenza tra spigola e orata. Continuiamo a desiderare i toast, la domenica a cena, anche se abbiamo smesso, forse, di sentire gli aggiornamenti da Burioni, “a che tempo che fa”. Continuiamo a fare la fila, pure al bagno, a imbroccare una serie netflix che ti ci inchiodi ore, quasi per caso, ad avere i crampi allo stomaco per un’emozione. Continuiamo a restare delusi, a fare i permalosi, a incazzarci per nulla. A inzuppare biscotti secchi su caffelatte allungati male.
A mandarci la catena rompicazzo su whatsapp. Siamo di una tenerezza incredibile, dietro ‘ste cazzo di mascherine (mai monouso, perché di buttarle non ce lo possiamo permettere). Continuiamo ad aspettarci, a palleggiare col mattone da almeno due chili che ci portiamo sul petto. C
ontinuiamo a dirci che una passeggiata senza paranoie, un salto al parco, una mano nella terra, presto torneranno. E pure un tuffo al mare. Magari alle 9 di sera, senza plexiglass.
Foto presa da manifestosardo.org/